Il presidente Sergio Mattarella lo ha ricordato come un costruttore della Repubblica, che contribuì a fare dell’Italia un crocevia del dialogo e della cooperazione internazionale. La morte di Enrico Mattei, avvenuta 60 anni fa, il 27 ottobre del 1962, a seguito dell’esplosione dell’aereo su cui viaggiava verso Milano Linate, ha un’ombra lunga e ancora attuale.
L’inchiesta della magistratura sui resti del velivolo trovati nella campagna di Bascapè, nel pavese, lo ha accertato: si è trattato di un attentato. Ma restano ancora sconosciuti i nomi dei mandanti. La sentenza della Corte d’Assise indica la mafia come esecutrice, su indicazione di una parte del mondo politico.
Il dirigente dell’Eni, con un trascorso da partigiano e che dall’Agip aveva scalato ruoli fino a diventare il numero uno del gruppo del cane a sei zampe, voleva dare al nostro Paese la piena indipendenza energetica. Per questo scopo, le sue posizioni erano audaci e avevano creato non pochi nemici.
Per ottenere le concessioni di estrazione del petrolio in Algeria aveva fatto accordi con gli indipendentisti ed era avversato dalla destra francese. In Iran aveva sovvertito gli equilibri commerciali, lasciando a Teheran il 75% dei profitti derivanti dalla vendita del greggio, mentre le sette sorelle non concedevano più del 10%. Poi decise di fare accordi anche con l’Unione Sovietica e divenne scomodo per molti, in Italia e all’estero.
La sua visione era atlantista, ma aperta al mondo. Scomparve in un boato. A seguire, la scia di dubbi ci perseguita ancora oggi.
Il servizio di Paolo Gila
L’inchiesta della magistratura sui resti del velivolo trovati nella campagna di Bascapè, nel pavese, lo ha accertato: si è trattato di un attentato. Ma restano ancora sconosciuti i nomi dei mandanti. La sentenza della Corte d’Assise indica la mafia come esecutrice, su indicazione di una parte del mondo politico.
Il dirigente dell’Eni, con un trascorso da partigiano e che dall’Agip aveva scalato ruoli fino a diventare il numero uno del gruppo del cane a sei zampe, voleva dare al nostro Paese la piena indipendenza energetica. Per questo scopo, le sue posizioni erano audaci e avevano creato non pochi nemici.
Per ottenere le concessioni di estrazione del petrolio in Algeria aveva fatto accordi con gli indipendentisti ed era avversato dalla destra francese. In Iran aveva sovvertito gli equilibri commerciali, lasciando a Teheran il 75% dei profitti derivanti dalla vendita del greggio, mentre le sette sorelle non concedevano più del 10%. Poi decise di fare accordi anche con l’Unione Sovietica e divenne scomodo per molti, in Italia e all’estero.
La sua visione era atlantista, ma aperta al mondo. Scomparve in un boato. A seguire, la scia di dubbi ci perseguita ancora oggi.
Il servizio di Paolo Gila